Anche in questo caso è consigliabile non concedere eccezioni nel menù. E’ giusto che le pazienti anoressiche mangino ciò che è stato cucinato. Ai genitori viene detto di stabilire ciò che si mangerà, ma sarà poi la figlia a decidere quanto mangiare. I conflitti riguardanti il cibo vanno evitati: significherebbe continuare a lottare sprecando inutilmente energie e forze. Si sa che le pazienti anoressiche si sono pianificate di persona la dieta che non le fa certo ingrassare e che si cucinano da sole i pasti; evitano di mangiare in compagnia degli altri familiari e preferiscono farlo in solitudine. In tante case questo atteggiamento viene tollerato e, dopo varie proteste, diventa una nuova abitudine. La madre, sentendosi impotente e tremendamente preoccupata, finisce spesso con l’accettare questi nuovi comportamenti alimentari. Alcune di loro preparano, addirittura, separatamente i pasti per la figlia ogni giorno; carne e pesce vengono cotti senza grassi, pasta e patate sono sostituiti con carote, le patatine fritte sono state bandite dalla tavola ormai da settimane, con grande insoddisfazione, naturalmente, degli altri membri della famiglia. In conclusione, per i genitori: non offrite alternative al menù e cercate di far mangiare a vostra figlia ciò che viene preparato per tutta la famiglia, l’importante è lasciarla decidere quanto mangiare.
Johan Vanderlinden, Vincere l’anoressia nervosa. Strategie per pazienti, familiari e terapeuti. Positive Press, Verona 2001.