L’approccio antropologico alla psicopatologia clinica implica la "costituzione dell’intersoggettività" (cfr. Cullberg e Kimura, tra i tanti psichiatri), secondo cui "l’individuo come individuo è un’astrazione, e solo l’individuo che sta in rapporto costitutivo (ab origine) con un Tu nel Mondo ha concretezza".
L’Ego, preso come solus, precede soltanto concettualmente la vita intersoggettiva (quel che Kimura chiama aida)...Se dunque antropologicamente il problema oggi incombente è quello della costituzione dell’Altro (la costituzione alter-egoica dell’ultimo Husserl), clinicamente la questione che si ripropone alla riflessione psichiatrica sulla melancolia è quella della "mancanza del propriamente con-esserci"..., della mancanza del Mitmenschen, del compagno; lo svedese Geijer e l’ebreo Herman Cohen avevano chiaramente espresso ciò già molti anni fa. E’ proprio questa mancanza, anzi assenza di noità (la Wirheit, di Buber), questa chiusura alla dimensione del dialogo, questa solitudine radicale che viene ad emergere (più o meno evidentemente, ma "sempre") nella condicio humana melancholica (Strauss, Tellenbach), nella depressione (Borgna), anzi proprio incarnandosi nella sua articolazione psicopatologica.La mia malinconia- dice Kierkegard nel suo Diario VIII a 27- ha per molti anni lavorato a far sì che io non potessi dare del tu a me stesso"...
B. Callieri, Donazione di senso nella psicosi melanconica, Nòos, 1:1 1995; 16-70.